Mi Presento
Mi chiamo Gennaro Chianese, ho 51 anni e vivo a Napoli.
Fin da quando ero un bambino ho sempre nutrito una grandissima passione per gli animali e in particolare per gli uccelli. Avendo avuto la fortuna di crescere in una delle città italiane in cui il cardellino è stato fin dai tempi antichi parte integrante della cultura popolare fu praticamente inevitabile che le nostre strade finissero per incrociarsi.
Frequentavo ancora le scuole elementari, infatti, quando portai a casa il mio primo cardellino, acquistato con i miei risparmi da un uccellatore del quartiere.
A quei tempi la cattura di questi uccelli era un fatto normale e, specie qui al sud, quasi ogni balcone e moltissimi negozi esponevano le caratteristiche gabbiette in cui era tenuto un cardellino.
La variopinta bellezza, ma anche la tempra focosa di questo stupendo uccellino gettarono nel mio cuore dei semi, la cui pianta a tutt’oggi si è mantenuta forte e rigogliosa .
Negli anni della mia infanzia e adolescenza l’allevamento in gabbia del cardellino era pura fantascienza. Nei negozi di animali si trovavano a malapena alcuni semi, quasi sempre di qualità scadente, e i prodotti specialistici per l’ornitologia erano ancora in massima parte di là da venire. Nessuno aveva la più pallida idea di come curare le più banali patologie, né si potevano reperire i farmaci adatti.
La vita degli uccelli in gabbia era davvero appesa a un filo e la sopravvivenza dei soggetti di cattura (gli unici disponibili) costituiva di gran lunga più l’eccezione che la regola.
Soltanto alcuni appassionati molto capaci riuscivano a produrre gli ibridi con i canarini, molto apprezzati per le loro qualità canore.
In questo scenario “medioevale”, ancora giovanissimo riuscii nell’improbabile impresa di far riprodurre la mia prima coppia di cardellini, costituita da una femmina che avevo allevato allo stecco e un bellissimo maschio di cattura. Alla fine si trattò di una vittoria di Pirro… i novelli non arrivarono neppure alla prima muta, stroncati da una banale coccidiosi, patologia che oggi si risolve senza grossi problemi, ma da quel momento riuscire nella riproduzione del cardellino in gabbia divenne per me una sorta di ossessione.
Lessi e studiai tutto quello che mi riuscì di trovare sull’allevamento in gabbia dei volatili, dal libro del mitico Livio Susmel all’enciclopedia del canarino di Vittorio Menassè fino a poterli quasi recitare a memoria.
Allevai a mano io stesso e baliai con le canarine numerosissimi nidiacei di cardellino allo scopo di ottenere soggetti più docili e meglio adattati alla vita in gabbia e finalmente, dopo anni di selezione costellati di piccole vittorie e grandi fallimenti riuscìì a creare un piccolo, ma solido ceppo di partenza su cui lavorare.
Durante questi lunghi anni, molti altri allevatori iniziarono ad allevare sistematicamente questa specie, intraprendendo anche il lungo cammino della selezione di alcune tra le prime mutazioni di colore, derivate TUTTE da soggetti di cattura.
Da un certo punto in poi l’evoluzione di questo tipo di allevamento fu rapidissima, tanto che nell’arco dell’ultimo ventennio sono state fissate quasi tutte le mutazioni di colore e abbiamo assisitito a un autentica fioritura dell’ornitologia, non solo in senso strettamente economico, ma anche tecnico.
Tuttavia è mia profonda convinzione che alcune persone avvertano il bisogno interiore di una continua ricerca di obiettivi difficili da raggiungere per sentirsi vivi e motivati. E per mia fortuna-sfortuna credo di appartenere a questa strana categoria.
Di fatto, dopo essermi cimentato nell’allevamento e avervi inserito anche quasi tutte le mutazioni, mi ritrovai a corto di stimoli e tormentato da una certa smania.
Disponevo di un allevamento amatoriale ben avviato, avevo imparato abbastanza da poter allevare i cardellini senza grandissimi problemi e con discreti risultati, ma mi mancava qualcosa, fino a quando, circa dieci anni fa, la foto di un bellissimo cardellino pezzato sulla rivista “Uccelli” attirò la mia attenzione. Osservando quel soggetto in particolare mi resi conto che, a differenza dei mutati di colore, e addirittura dei classici cardellini, possedeva qualcosa che lo rendeva irresistibile, almeno ai miei occhi: la sua assoluta UNICITA’.
Gli uccelli di questo tipo sono tutti diversi, ognuno è a suo modo un piccolo capolavoro unico e irripetibile. Accoppiati tra loro possono dare i risultati più deludenti, così come quelli più spettacolari, persino nel contesto di una medesima nidiata.
Sono molto rari in natura e persino in gabbia i meccanismi di trasmissione delle loro caratteristiche sono, ancora oggi, oggetto di discussioni e teorie.
Per queste ragioni, nell’ultimo decennio, la mia attenzione si è interamente dedicata alla selezione dei cardellini pezzati.
Reperire i primi soggetti fu abbastanza difficile e se non fosse stato per la collaborazione di molti amici allevatori e non lo sarebbe stato ancora di più, ma la vera sfida fu l’interprertazione dei meccanismi di trasmissione e soprattutto la valutazione di soggetti sconosciuti da un punto di vista delle potenzialità. Perché, ad esempio, due soggetti con le stesse caratteristiche apparenti producevano risultati così diversi nella prole? La macchia bianca sotto la gola (la cosiddetta “fava”) era un segno certo che il soggetto portasse tale anomalia cromatica? E allora perché alcuni uccelli “favati” trasmettevano e altri no le loro caratteristiche alla discendenza??
I primi anni furono davvero frustranti e la carenza di materiale su cui lavorare a dir poco esasperante. Da questo punto l’incontro con l'amico Santolo Di Guida rappresentò un autentico colpo di fortuna. Esperto allevatore, di qualche anno più anziano di me e quindi con maggiore esperienza alle spalle, dotato di un grandissimo intuito diagnostico e conoscitore di molti rimedi naturali per la cura delle malattie, ma soprattutto un vero pioniere nella selezione di soggetti acianici. La grande amicizia, nata da questo incontro, unitamente ai preziosi consigli e all’aiuto pratico ha contribuito decisamente a rendere possibile la realizzazione del mio sogno. E di questo non lo ringrazierò mai abbastanza.
Spero con tutto il cuore che coloro i quali visiteranno il sito apprezzeranno le foto dei miei cardellini e possano trovare interessanti o di qualche utilità gli articoli che scriverò mano a mano sui miei sistemi di allevamento. Perché questo dovrebbe essere in assoluto la miglior ricompensa per ogni allevatore appassionato.
Saluti
Gennaro Chianese