Malattie

COCCIDIOSI

La coccidiosi è una malattia parassitaria comune a tutti gli animali domestici, causata da protozoi e sporozoi specie specifici (cioè differenti a seconda della specie)appartenenti a vari generi denominati “coccidi”.

Il ciclo vitale di questi protozoi è abbastanza semplice: trattandosi di parassiti obbligati i coccidi devono trascorrere tutto il loro ciclo vitale a spese di un organismo ospite. Questo rapporto tra parassita e ospite può seguire due differenti percorsi :

-          Forma subclinica (molto frequente) nella quale l’animale parassitato nutre e ospita a sue spese il parassita senza subire apparentemente alcun danno. In pratica conduce una vita assolutamente normale e non presenta segni di sofferenza o disturbi, pur diffondendo nell’ambiente le uova dei parassiti attraverso le feci. In definitiva dobbiamo pensare che la strategia di sopravvivenza dei parassiti richiede che l’ospite possa continuare a vivere, altrimenti il parassita finirebbe, strategicamente parlando,  in un “vicolo cieco” e perirebbe insieme a lui. Quindi un ospite sano e dotato di un sistema immunitario funzionante riesce a mantenere un equilibrio, rimanendo in buona salute nonostante i parassiti.

-          Forma clinica (più rara)che ha una manifestazione molto simile a una violenta enterite (processo infiammatorio dell’intestino)e non di rado ha un decorso grave. Le forme cliniche possono insorgere a causa di fattori ambientali (sbalzi di temperatura e/o umidità), nonché  fattori di stress ( sovraffollamento, alloggi inadeguati, mancanza di igiene, etc), che abbassano le difese immunitarie dei soggetti determinando l’evoluzione dalla forma subclinica a quella clinica.

Per potersi diffondere da un ospite all’altro i coccidi, dopo essere penetrati all’interno delle cellule dell’apparato intestinale e averlo così “colonizzato”mediante una proliferazione asessuata, mettono in atto un meccanismo detto “fase sessuata”, in cui alcuni protozoi si trasformano in gameti maschili e femminili, si fondono tra loro e danno origine alle cosiddette oocisti  che verranno diffuse attraverso le feci dell’ospite nell’ambiente, propagando i parassiti.

Nei cardellini in cattività la coccidiosi può essere considerata praticamente endemica. Il problema è la facilità con cui evolve dalla forma subclinica a quella clinica, i cui esiti, specie nei soggetti giovani si rivelano spesso fatali.

 

Sintomatologia e diagnosi

I sintomi della coccidiosi, nella sua forma clinica, sono in genere, abbastanza evidenti. I soggetti ammalati manifestano un comportamento apatico e sofferente, presentano il piumaggio arruffato e tendono a nutrirsi di semi grassi nel tentativo di sopperire ai danni causati dal cattivo assorbimento dei nutrienti causato dal malfunzionamento dell’intestino. Quasi sempre, o almeno in molti casi, le feci sono apparentemente di aspetto normale e solo il loro esame microscopico può evidenziare la presenza delle oocisti. A seconda della resistenza individuale del soggetto ammalato, della sovrapposizione di altre patologie, di fattori quali l’età e il regime alimentare, la sopravvivenza in assenza di adeguate terapie può variare da pochi giorni a qualche settimana, ma in genere la morte sopravviene abbastanza velocemente, specie durante la stagione fredda. Nei soggetti colpiti le anse intestinali i presentano decisamente gonfie ed infiammate, come si potrà facilmente notare esaminando il loro addome.

 

Ecco una serie di foto che mostrano l'aspetto del ventre di un sogetto nei differenti stadi:

 

Soggetto affetto da coccidiosi

( notare le anse intestinali gonfie e infiammate )                 

 

 

Soggetto in fase di guarigione

(notare le anse intestinali che iniziano a schiarirsi)

 

Soggetto in buono stato di salute

(l'addome si presenta chiaro e con un leggero strato di grasso)

 

In diversi casi i soggetti ammalati possono presentare anche forme di interessamento epatico, in questi casi il fegato, a causa dell' aumentato volume, apparirà come una mezzaluna scura visibile appena sotto lo sterno, in sede più o meno centrale. L'ingrossamento di quest'organo, valutabile dall' estensione di9 tale "mezzaluna" potrà essere variabile in base alla gravità della patologia, arrivando in alcuni casi addirittura a coprire interamente la zona dell'addome. In tutti i casi di interessamento epatico, dopo la terapia, si dovrà provvedere ad un trattamento mirato al ripristino della funzionalità epatica.

 

 

Terapia

Premesso che per poter diagnosticare con certezza questa patologia sarebbe opportuno effettuare un analisi delle feci presso un laboratorio specializzato o un veterinario, purtroppo in molti casi i tempi d'intervento sono davvero ristretti e quindi incompatibili con le tempistiche di tale procedimento, per cui reputo opportuno segnalare i farmaci più usati e relative posologie.

Per la terapia della coccidiosi vengono usate prevalentemente due categorie di prodotti: i coccidiostatici e i coccicidi.I coccidiostatici, tra cui il più noto è probabilmente l'Esb3, svolgono una funzione modulatrice delle coccidiosi. In altre parole mantengono il livello dei coccidi entro dei valori contenuti, senza eliminarli del tutto. Questo sistema di terapia si basa sul concetto che una minima quota di  coccidi sia non solo tollerabile, ma anche utile agli uccelli. La peccha di questo tipo di trattamento ( a mio modesto parere) è che in pratica deve essere effettuato costantemente durante tutta la vita degli uccelli e se interrotto in modo drastico, causa molto spesso dei grossi problemi agli animali. La posologia è di 1gr. per litro di acqua per 5 giorni, seguiti da una terapia di vitamina K.

 

I coccicidi, tra cui il più noto è sicuramente il Baycox, agiscono in modo radicale eliminando tutti i parassiti. Purtroppo anche questo farmaco ha le sue controindicazioni. Innanzitutto è stato formulato per animali da reddito (polli, tacchini, etc.) e non per i cardellini, quindi il suo dosaggio è stato determinato dagli allevatori in modo approssimativo ed empirico, inoltre sembra essere moderatamente tossico e quindi il suo uso improprio, le dosi eccessive e i trattamenti prolungati rischiano di risultare dannosi ai cardellini. La posologia orientativamente è stata stimata in: 3 gocce nel  beverino da 60 ml per cinque giorni, seguiti da 5 giorni di vitamine e, all'occorrenza, altri 3-5 giorni di terapia.

 

Tengo a precisare che quanto scritto in merito alle terapie è il frutto di esperienze personali oltre che di confronti con altri allevatori e mira unicamente a fornire indicazioni in situazioni di effettiva emergenza. Si sconsiglia vivamente un uso eccessivo o improprio dei prodotti indicati.

 

Prevenzione

in base a quanto scritto, spero sia chiaro che la coccidiosi può essere un nemico insidioso e chi intende allevare il cardellino, nella maggior parte dei casi dovrà cimentarsi con questo ostinato e ricorrente parassita. Ma un arma fondamentale per riuscire a contrastare la sua opera esiste: LA PREVENZIONE.

Più di tutti i farmaci essa riveste, infatti, un ruolo fondamentale nella buona gestione di un allevamento, piccolo o grande che sia.Sappiamo che i coccidi si diffondono e propagano tramite le feci degli uccelli che ospitano i coccidi, quindi la primissima cosa da fare per ostacolarne la diffusione è assicurarsi che gli animali abbiano con esse (le feci) il minor contatto possibile. Le griglie delle gabbie devono essere quanto più sia possibile alte rispetto ai fondi, in modo che i cardellini non riescano a beccare i semi caduti e imbrattati di feci. Dobbiamo tenere conto che, specialmente da novelli, i cardellini esplorano il loro mondo con l'unico mezzo che hanno a disposizione: il becco, quindi non esiteranno a usarlo su qualunque cosa capiti loro a tiro. Per questa ragione è fondamentale che anche le griglie, su cui spesso i novelli amano stazionare vengano pulite con cura. Da molti anni sono solito pulirle quanto più spesso possibile mediante spazzolamento a secco con una spazzola di ferro. Questo procedimento rapido e semplice evita gli accumuli di feci  riducendo notevolmente le possibilità di contagio. Specie durante il primo anno potrebbe essere consigliabile un blando trattamento preventivo dei novelli subito prima dei bruschi cambiamenti climatici invernali, soprattutto per chi alleva all'aperto e in zone dal clima rigido.

Un altro importante fattore che predispone i sogetti a una proliferazione patologica dei coccidi è lo STRESS. Tutti noi sappiamo che lo stress è nocivo alla salute, questo è doppiamente vero nel caso dei cardellini. Cambi di ambiente, viaggi da un allevamento all'altro o da/verso una mostra, gabbie sovraffollate e persino la convivenza con un soggetto particolarmente aggressivo nella medesima gabbia possono avere effetti disastrosi. Per questa ragione l'allevatore deve cercare di agire in modo "intelligente" avendo cura di stressare il meno possibile i propri soggetti e al tempo stesso allenare l'occhio a tutte quelle situazioni che potrebbero determinare l'aumento dei fattori di stress. Se si useranno i dovuti accorgimenti in questo senso, mi sento di garantire che la coccidiosi diventerà un problema facilmente gestibile.

Mi rendo conto che quanto scrivo potrà apparire molto complesso e impegnativo, specie agli occhi di un novizio, ma è mia intenzione far comprendere soprattutto a quelli che iniziano che il cardellino può offrire grandi soddisfazioni a chi lo alleva, ma rimane un uccello di recente acquisizione riguardo alla vita in cattività e quindi comporta un impegno costante e assai diverso da quello sufficiente quando si allevano specie più stabili e meglio adattate alla vita in gabbia.

 

 

 


 

 

ENTERITE

 

Questa patologia, insieme alla già citata coccidiosi, è la seconda responsabile dei decessi di cardellini in cattività. Colpisce soprattutto i giovani e i pulli nel nido, ma anche gli adulti, con forme di gravità differenti, così come i decorsi, che possono variare dalle forme particolarmente aggressive a quelle sub acute o croniche.

In termini strettamente  medici l'enterite è costituita da un' infiammazione a carico della parte superiore dell' intestino.  Questa malattia può avere origini differenti: virale, batterica, micotica, tossica, etc. Come avviene nella coccidiosi, le anse intestinali dei soggetti colpiti appaiono iperemiche (fortemente arrossate), ma  solo  in alcuni casi aumentate di volume (gonfie), il che rende la distinzione tra le due patologie non sempre semplice. I cardellini affetti da enterite si presentano abbattuti, col piumaggio arruffato e nell'insieme sofferenti. A differenza di quelli colpiti da coccidiosi tendono a mangiare poco o addirittura, nei casi più gravi, smettono di nutrirsi del tutto. Le piume in9torno alla cloaca sono imbrattate di feci semiliquide e assumono un colore giallastro. Un sistema abbastanza semplice per stabilire se un animale sia affetto da enterite consiste nel depositare un foglio di carta bianca e pulita sul fondo della gabbia per osservare le feci che vi verranno deposte. Escrementi semiliquidi (cremosi) e di colore variabile tra il giallo e il marrone, attestano con ragionevole certezza una patologia enterica in atto.

 

Le Cause.

Le cause dell'enterite sono molteplici. Sorvolando sui virus, possono essere responsabili di alcune affezioni di questo tipo, quasi sempre la comparsa di enteriti è legata a fattori ambientali e alimentari. La scarsa igiene dei locali e delle gabbie, così come l'insufficiente ventilazione e il conseguente ristagno dell'aria che caratterizzano molti allevamenti sono fattori che, determinando l'aumento della carica microbica, creano un terreno ideale per l'insorgenza di questa patologia. Non a caso essa si manifesta prevalentemente in quegli allevamenti dove, per inadeguatezza dei locali o negligenza degli allevatori, scarsa attenzione viene rivolta a questi importanti parametri.  Anche l'uso indiscriminato e prolungato di antibiotici, riducendo la flora intestinale "buona", può essere un forte fattore prediscponente alle enteriti. Altro fattore predisponente sono gli sbalzi di temperatura, che determinano un abbassamento delle difese immunitarie. Tuttavia, a mio modesto parere, il veicolo primario di questo tipo di infezioni rimane sempre quello alimentare. I semi che somministriamo ai nostri uccelli in molti casi giungono da lontano. Prima di essere confezionati nei sacchi vengono maneggiati e conservati nei silos o nei locali di stoccaggio delle aziende mangimistiche, le cui condizioni e norme igieniche non possiamo conoscere. Anche sulla data di raccolta non esistono certezze, quindi potrebbe darsi che i semi costituenti questa o quella miscela siano vecchi e mal conservati. Solo le ditte più serie offrono delle informazioni in merito, ma in ogni caso noi non possiamo valutarne l'attendibilità, se non attraverso costose e complesse analisi che dovremmo far eseguire per conto nostro, rinnovandole ogni volta che acquistiamo una nuova partita di semi; una cosa semplicemente impossibile. Anche il test di germinabilità dei semi, che si può effettuare in maniera semplice e veloce, garantisce la freschezza di un seme, ma non il fatto che sia battereologicamente "pulito". Come se non bastasse, bisogna anche tenere conto di una vecchia cultura ornitologica (purtroppo ancora oggi abbastanza radicata nella mentalità di molti rivenditori) che sembra ignorare le più elementari norme igieniche in fatto di semi. Non vorrei apparire esagerato, ma posso assicurarvi che in molte regioni del nostro paese, ancora oggi non è raro trovare i semi per uccelli esposti in contenitori aperti, dove chiunque può infilare le mani, in locali dove stazionano gabbie piene di uccelli esposti in vendita e magari cani, gatti e roditori a completare il quadro.... Ovviamente di fronte ad uno scenario del genere è facile intuire che acquistare dei semi "poco contaminati" sia abbastanza difficile. Il mio umile consiglio si articola in tre direzioni:

PRIMO: pretendete che il vostro rivenditore di fiducia metta in atto almeno le più elementari norme di tutela in questo senso, altrimenti acquistate solo confezioni sigillate, oppure cambiate negozio.

SECONDO: fate quanto in vostro potere per conservare correttamente i semi che acquistate e ottimizzate le condizioni igieniche dei vostri allevamenti.

TERZO: cercate di mantenere le difese immunitarie dei vostri animali a un livello ottimale, in modo che riescano a contrastare gli attacchi degli agenti patogeni nel modo più efficace. In questo senso può rivelarsi di grande utilità l'impiego sistematico di probiotici e vitamine oppure la somministrazione di prodotti naturali come l'estratto di Echinacea.

 

Terapia

In caso di enterite, purtroppo, è indicato l'uso di antibiotici. Personalmente cerco di limitarne l'uso a quei casi realmente gravi che mettono a rischio la sopravvivenza dei soggetti. Per i casi più lievi preferisco una terapia a base di fermenti lattici prodotti disintossicanti. In commercio esistono degli ottimi prodotti ornitologicci per la cura delle enteriti causate da batteri gram positivi e negativi, che se usati in maniera corretta in genere risolvono abbastanza bene il problema. Se preferite usare un prodotto per uso umano, in base alla mia personale esperienza mi sento di consigliare il Ciproxin (ciproxiflavina), che è un prodotto ad ampio spettro e ben tollerato. Una compressa da 250mg polverizzata e sciolta in 250ml di acqua minerale naturale. L'acqua medicata deve essere rinnovata ogni giorno e sarebbe meglio prepararla ogni mattina, anzichè conservare quella del giorno precedente, che in ogni caso va tenuta in un ambiente fresco e non illuminato. Onde evitare possibili sovrapposizioni di patologie, raccomando di eseguire contemporaneamente una blanda terapia anticoccidica, aggiungendo all'acqua medicata anche una leggera dose di anticoccidico. Tenete presente che i cardellini hanno un metabolismo molto veloce, per cui la risposta a una data terapia di norma è molto rapida, nel senso che già dopo un paio di giorni si devono apprezzare dei miglioramenti significativi. In caso contrario sarà meglio valutare un cambio terapeutico o l'intervento di un veterinario specializzato.

 

Prevenzione

Ovviamente la prevenzione si attua ponendo, come già anticipato, grande attenzione nella scelta degli alimenti e nella corretta gestione dell'allevamento da un punto di vista igienico-sanitario.

 

 

 

Articoli

BLACK SPOT (Puntino nero dei nidiacei).

23.03.2015 18:10
  BLACK SPOT (PUNTO NERO) Questa patologia era pressocchè sconosciuta in passato, ma da alcuni anni ha colpito la maggior parte degli allevamenti avicoli, sia amatoriali che professionali. I nidiacei affetti da questa patologia, alla nascita presentano un evidente punto nero appena sotto lo...